Tumore alle ovaie: Avastin associato a chemioterapia riduce la progressione della malattia


Al 51° Meeting dell’American Society of Clinical Oncology ( ASCO ) sono stati presentati aggiornamenti dello studio clinico ICON7, dati preliminari dello studio dei gruppi cooperativi MITO e MANGO e ulteriori aggiornamenti dello studio registrativo AURELIA, nel trattamento del carcinoma ovarico.

Il tumore ovarico è il sesto tumore tra le donne ed è il più grave tra i tumori ginecologici. Nel mondo sono oltre 250 mila le donne colpite ogni anno; in Italia si contano 5.911 nuovi casi all’anno.

Lo studio ICON7, randomizzato, controllato, in aperto, ha coinvolto 1.528 pazienti con tumore alle ovaie ed è stato disegnato per valutare l’efficacia e la sicurezza determinata dall’aggiunta di Bevacizumab ( Avastin ) a Carboplatino ( Paraplatin ) e Paclitaxel ( Taxol ) nel trattamento di prima linea del carcinoma ovarico.
Lo studio aveva già dimostrato il beneficio statisticamente significativo dell’aggiunta di Bevacizumab alla sola chemioterapia nella popolazione ITT ( intention-to-treat ) e nel sottogruppo delle pazienti ad alto rischio.

I risultati presentati a Chicago sulle pazienti con citoriduzione ottimale ( RT=0 ) hanno messo in luce come Bevacizumab sia efficace nel ridurre il rischio di progressione della malattia del 23% dimostrando di riuscire a ridurre tale rischio indipendentemente dallo stadio e dall’esito chirurgico.

Sono stati anche presentati alcuni dati preliminari dello studio di fase IV dei gruppi cooperativi MITO-MANGO: si tratta di un’analisi descrittiva finalizzata a valutare la fattibilità e gli esiti dell’utilizzo della combinazione Bevacizumab e chemioterapia nella terapia neoadiuvante ( prima della chirurgia ) di intervallo.
Questa analisi suggerisce che l’aggiunta di Bevacizumab alla chemioterapia nel trattamento di prima linea rappresenta un’opzione terapeutica fattibile per le pazienti sottoposte a chirurgia di intervallo.

Bevacizumab è un anticorpo che lega e blocca in modo specifico la proteina VEGF ( fattore di crescita endoteliale vascolare ), l’elemento chiave dell’angiogenesi nei tumori. Legandosi al VEGF, Bevacizumab impedisce l’interazione con i recettori, evitando l’attivazione della trasduzione del segnale a valle, favorendo il controllo della proliferazione tumorale e lo sviluppo delle metastasi.

Bevacizumab è stato il primo farmaco biologico approvato in Europa per il trattamento delle donne colpite da tumore ovarico, in grado di ritardare le recidive e prolungare la sopravvivenza senza progressione di malattia.
È inoltre indicato per il trattamento della prima recidiva di malattia Platino-sensibile e per la prima o seconda recidiva di malattia Platino-resistente, in pazienti che non l’abbiano ricevuto in prima linea. ( Xagena_2015 )

Fonte: Roche, 2015

XagenaHeadlines_2015