MPDL3820A, un anticorpo anti-PD-L, nel carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico


Uno studio, denominato GO29293, sta valutando un farmaco, MPDL3820A, in pazienti affetti da carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, cioè un tumore della vescica che non risponde ai trattamenti convenzionali basati su chirurgia, chemioterapia e radioterapia.

La vescica è l’organo che ha il compito di raccogliere l’urina filtrata dalle reni, prima di essere eliminata dal corpo. Il tumore della vescica consiste nella trasformazione in senso maligno delle cellule che ne rivestono la superficie interna.
Secondo i dati dell’Associazione italiana registri tumori ( AIRTUM ), il tumore della vescica rappresenta il 7.4% di tutti i nuovi casi di neoplasia diagnosticati in Italia, con 27.000 nuovi casi attesi per il 2013 ( 22.000 tra gli uomini, 5.000 tra le donne ). È più comune oltre i 50 anni e rappresenta il 3.6% del totale dei decessi oncologici.
L’incidenza del tumore della vescica mostra stabilità nel tempo dalla seconda metà degli anni Novanta sia tra gli uomini sia tra le donne, al netto dell’effetto causato dall’invecchiamento progressivo della popolazione.
L’80% degli uomini e delle donne che hanno contratto un tumore della vescica è ancora in vita a 5 anni dalla diagnosi, un dato molto importante.
L’aumentata aspettativa di vita per questo tipo di tumore è una conseguenza della tendenza a diagnosticare le lesioni cancerose in uno stadio sempre più precoce e al miglioramento delle terapie disponibili.

Più del 90% dei tumori alla vescica è costituito dai carcinomi uroteliali, ossia patologie che interessano la via urinaria escretrice, dalla pelvi renale all’uretra.

Il trattamento di scelta dei pazienti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico è rappresentato da una polichemioterapia comprendente Platino, con evidenze di una maggiore attività del Cisplatino sul Carboplatino. A parte la pesante tossicità di questo trattamento, la sopravvivenza dei pazienti trattati non supera mediamente l’anno di vita.
Per i pazienti che invece ricadono dopo il primo trattamento chemioterapico, non esistono ancora oggi dei trattamenti efficaci, e la speranza di sopravvivenza è significativamente inferiore. È proprio a questa categoria di pazienti che è dedicato lo studio GO29293.

MPDL3820A è un anticorpo monoclonale sperimentale. In condizioni normali, le cellule tumorali sono attaccate dal sistema immunitario, che le riconosce come estranee all’organismo. Tuttavia c’è una proteina, la PD-L1, che posta sulla superficie delle cellule cancerose consente ai tumori di sfuggire all’identificazione e al successivo attacco del sistema immunitario, e quindi di continuare a crescere e proliferare inibendo l’attività dei linfociti.
In particolare, all’avvicinarsi di una cellula T killer ( un globulo bianco specializzato ) PD-L1 si lega a una proteina che funge da recettore, detta PD-1, presente sulla superficie delle cellule immunitarie, inibendo l’attività della cellula T killer.
MPDL3280A blocca PD-L1, impedendogli di legarsi a PD-1 e mantenendo le cellule T killer attive.

I risultati preliminari relativi all’impiego di MPDL3280A nei carcinomi uroteliali sono molto promettenti, sia per quanto riguarda la frequenza osservata di risposte ( cioè di riduzione dimensionale delle metastasi ) sia soprattutto per la durata di queste ultime, ben oltre l’attesa in una quota rilevante di pazienti.
Per questa ragione è stato disegnato lo studio di fase 2 denominato GO29293. ( Xagena_2014 )

Fonte: Istituto Nazionale dei Tumori ( INT ) – Milano, 2014

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