Amputata la mano di Walter Visigalli dopo 13 anni dal trapianto a causa del rischio di cancrena
I rischi erano troppo elevati per la sua salute e così Walter Visigalli si è fatto operare di nuovo, questa volta per rimuovere la mano che gli era stata impiantata con un intervento mai fatto prima di allora in Italia.
Il 17 ottobre del 2000 fa fu una giornata cruciale per il chirurgo Marco Lanzetta e per la sua équipe. Walter Visigalli e il chirurgo Marco Lanzetta rimasero in sala operatoria, al San Gerardo di Monza, per 13 ore consecutive.
A Visigalli, 48 anni, è stata ora amputata la mano che gli era stata impiantata da Marco Lanzetta al San Gerardo di Monza.
La decisione è stata presa dopo due episodi di rigetto molto importanti, con un alto rischio sia di cancrena che di setticemia, dopo che da marzo le crisi di rigetto si erano fatte più frequenti e il dolore sempre meno sopportabile.
Il cortisone non è stato più sufficiente e si sarebbero dovuti utilizzare farmaci antirigetto ancora più potenti che avrebbero messo a rischio elevato il paziente.
Visigalli è stato quindi operato, in anestesia locale, alla clinica Columbus di Milano, e subito dopo gli esami sono rientrati nella norma.
Dopo un po’di tempo dal trapianto di 13 anni fa, l’area della corteccia cerebrale collegata all’arto si era riattivata riportando i segnali della mano nuova. Questo fenomeno potrà essere di grande aiuto per l’impianto di una protesi bionica che potrà essere applicata nei prossimi mesi.
Lanzetta aveva fatto parte dell’equipe che a Lione nel 1998 fece il primo trapianto di mano a Clint Hallam. Nel 2001 il paziente smise di assumere i farmaci che gli erano stati prescritti, e ottenne l’amputazione da un ospedale inglese, dopo che la stessa struttura di Lione e altre in Australia e Nuova Zelanda gliel’avevano rifiutata. ( Xagena_2013 )
Fonte: Il Fatto Quotidiano, 2013
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