Infezione da Citomegalovirus del feto e dei suoi annessi


Il Citomegalovirus ( CMV ) è un virus appartenente alla famiglia degli Herpesvirus che si replica nel nucleo delle cellule infettate.

E’ responsabile di una down-regulation del sistema immunitario che può indurre numerose malattie ed è causa di una sindrome analoga a quella della mononucleosi infettiva con epatopatia, retinite, gastroenterite e polmonite.

Il contagio avviene per via respiratoria e per via venerea attraverso secrezioni oro-faringee, sperma, latte materno, urina; per contatto diretto con feci, sangue ed emoderivati infetti; verticalmente dalla madre al feto per via ematogena transplacentare, al parto, nel puerperio e all’allattamento.

Il Citomegalovirus è responsabile della maggior parte delle infezioni congenite se l’infezione primaria è contratta in gravidanza.

La trasmissione materno-fetale, prevalentemente per via transplacentare, avviene con la stessa frequenza durante i tre trimestri della gravidanza ed è principalmente legata all’infezione primaria.

L’infezione è endemica e non risulta avere picchi stagionali, inoltre la sua diffusione sembra essere inversamente proporzionale alle condizioni socio-economiche e igieniche.

Dopo un periodo di latenza più o meno lungo che segue alla prima infezione da Citomegalovirus, possono emergere riacutizzazioni durante le quali il virus si riscontra nel naso-faringe, nella cervice, nella salive, nell’urina e nel latte.

In caso di riacutizzazione dell’infezione materna, gli esiti fetali sono diversi con minore percentuale di feti colpiti e minore gravità delle conseguenze alla distanza rispetto a quanto si verifica in caso di infezione primaria; questo avviene grazie all’effetto degli anticorpi materni.

Sia in caso di riacutizzazione dell’infezione materna che di infezione primaria, comunque, la maggior parte dei neonati risulta asintomatica.

Le prime infezioni, in via particolare nel corso del primo trimestre di gestazione, comportano spesso il coinvolgimento del sistema nervoso centrale e del sistema reticolo-endoteliale.

Le donne sieronegative prima del concepimento sono suscettibili all’infezione primaria per cui è consigliabile effettuare indagini sierologiche fino alla 18a settimana, dopodiché, se la sieronegatività è confermata, l’ultimo controllo può essere fatto intorno alla 34a -37a settimana.

La presenza di anticorpi specifici IgG e IgM al primo controllo induce il sospetto di un’infezione recente da Citomegalovirus. Tuttavia si deve sottolineare che la presenza di anticorpi IgM può essere rilevata anche in corso di infezioni secondarie, per cui è necessario arrivare a una distinzione tra infezione primaria e infezione secondaria.

Questa distinzione è attuabile attraverso la tecnica del Western Blotting, effettuabile nei centri specializzati; tale tecnica si basa sul profilo di reattività di anticorpi nei confronti delle singole proteine strutturali del virus, indispensabile per poter arrivare a formulare un giudizio corretto.

Per l’individuazione di un’infezione primaria, la procedura più affidabile attualmente è il test di avidità delle IgG anti-CMV: indici di avidità bassi indicano presenza nel siero di IgG a bassa avidità, quindi depongono a favore di un’infezione primaria in fase acuta o recente; indici di avidità alta, invece, indicano l’assenza di infezione in atto o comunque recente.

Una diagnosi prenatale si può effettuare attraverso un esame ecografico che è in grado di visualizzare reperti aspecifici, come ad esempio idrope, ritardo di crescita intrauterino, ascite fetale o oligo-polidramnios, ma anche reperti specifici, come ventricolomegalia e calcificazioni cerebrali periventricolari.

Si può inoltre ricorrere all’amniocentesi e alla cordonocentesi per la ricerca di anticorpi specifici IgM, per l’isolamento colturale del virus, per la determinazione del DNA virale tramite PCR.

Per la diagnosi alla nascita, invece, si può effettuare la ricerca di anticorpi IgM nel sangue ombelicale, coltura virale su secreto naso-faringeo o nelle urine fetali. Può anche essere eseguita la ricerca di anticorpi monoclonali e del DNA virale mediante PCR.

Per quanto riguarda la prevenzione, bisognerebbe evitare l’esposizione all’infezione durante tutto il periodo di gravidanza. ( Xagena_2010 )

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