Medicina legale, le mutilazioni genitali femminili


Sono state introdotte nel nostro ordinamento disposizioni per la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile, allo scopo di introdurre misure necessarie per prevenire e contrastare le pratiche di mutilazione genitale femminile, quali violazioni di diritti fondamentali all’integrità della persona e alla salute fisica e riproduttiva della donna.

Se in precedenza le mutilazioni genitali femminili erano considerate un atto illecito dal punto di vista penale, riconducibile al reato di lesioni personali gravi, la nuova normativa condanna espressamente le pratiche di mutilazione genitale.

La norma afferma infatti che chiunque si renda responsabile di mutilazioni degli organi genitali femminili, al di fuori di esigenze terapeutiche, è punibile con la reclusione da quattro a dodici anni.

Con la definizione di mutilazioni genitali la normativa fa riferimento ad interventi di clitoridectomia, escissione, infibulazione e altre pratiche con effetti dello stesso tipo.

Chiunque pratichi, sempre in assenza di motivazioni strettamente terapeutiche, lesioni agli organi genitali diverse da quelle appena elencate col fine di menomare le funzioni sessuali è punibile da tre a sette anni, con possibile riduzione fino a due terzi della pena se le lesioni sono lievi.

La pena è aumentata di un terzo se le violenze sono portate a carico di un minore, o se il fatto è commesso a fini di lucro.

Queste disposizioni sono valide anche nel caso in cui a rendersi protagonista di tali azioni sia un cittadino italiano all’estero, o un cittadino straniero residente in Italia.

La norma vieta dunque l’effettuazione di qualsiasi forma di mutilazione genitale già espressamente proibita al medico dal codice deontologico, prevedendo l’interdizione dalla professione per coloro che violino tali indicazioni.

Il legislatore non si limita ad assumere un atteggiamento repressivo nei confronti delle pratiche in esame, ma prevede anche la promozione di campagne di informazione per gli immigrati provenienti da Paesi in cui le pratiche di mutilazione genitale femminile sono ancora radicate.

A tale scopo sono previsti corsi di informazione per le donne infibulate che siano in gravidanza, iniziative di sensibilizzazione, programmi di aggiornamento e formazione per il personale sanitario, scolastico, e nei consultori, al fine di predisporre strumenti utili per offrire un aiuto alle donne vittime di tali pratiche, per prevenire i danni che le mutilazioni comportano, e per la realizzazione di un superamento culturale di tali pratiche. ( Xagena_2010 )

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