Tumore polmonare non-a-piccole-cellule: Avastin, associato alla chemioterapia, allunga la sopravvivenza


Uno studio di fase III, che ha valutato il trattamento di prima linea nei pazienti con tumore polmonare non-a-piccole cellule, ha mostrato che il trattamento combinato Bevacizumab ( Avastin ) associato a Paclitaxel e Carboplatino ha permesso di raggiungere l’end point primario di efficacia rappresentato dal miglioramento della sopravvivenza generale, o dalla riduzione del rischio di morte rispetto alla sola chemioterapia.

Lo studio è stato coordinato dall’Eastern Cooperative Oncology Group ( ECOG ).

Lo studio multicentrico, ha arruolato 878 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in fase avanzata.

I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere un trattamento chemioterapico a base di Paclitaxel e Carboplatino, con o senza Bevacizumab.

I pazienti trattati con Avastin e chemioterapia sono vissuti in media 2 mesi in più rispetto ai pazienti trattati con la sola chemioterapia ( 12,5 versus 10,2 mesi ).

Avastin è un anticorpo che inibisce VEGF ( Vascular Endothelial Growth Factor ), una proteina coinvolta nell’angiogenesi tumorale.
Avastin interferisce con il processo di sviluppo di nuovi vasi, che permettono al tumore di crescere.

L’FDA aveva già approvato Avastin nel febbraio 2004 per il trattamento di prima linea del tumore del colon-retto metastatico in combinazione con il regime chemioterapico basato sul 5–FluoroUracile ( 5-FU ).

I più gravi effetti indesiderati associati ad Avastin sono: perforazione gastrointestinale, complicanze nella guarigione delle ferite, emorragia, eventi tromboembolici, crisi ipertensive, sindrome nefrotica ed insufficienza cardiaca congestizia.

Le reazioni avverse di grado 3-4, che si sono presentate in una percentuale superiore al 2% rispetto al placebo, sono: astenia, dolore, ipertensione, diarrea, leucopenia. ( Xagena )

Fonte: Genentech, 2005