Idrope fetale non immunologica, patologia del feto e dei suoi annessi
L'idrope fetale è un’entità clinica caratterizzata da un eccessivo accumulo di liquidi negli spazi extravascolari e nelle cavità sierose ( peritoneale, pleurica e pericardica ), dovuta a un'alterazione della normale dinamica dei fluidi fetali.
L'eziologia è multifattoriale o, meglio, rappresenta una condizione clinica aspecifica risultante da un’ampia gamma di fattori eziologici che colpiscono feto e placenta.
Nel 50% dei casi la forma è idiopatica, per cui non è possibile individuarne le cause, mentre per il rimanente 50% le cause possono essere fetali, annessiali e materne.
Le condizioni patologiche più frequentemente associate ad idrope sono le cardiopatie fetali, l'alfa-talassemia, la sindrome da trasfusione feto-fetale nelle gravidanze gemellari monocoriali e le infezioni fetali, in particolare quelle da Parvovirus B19.
Il meccanismo fisiopatologico alla base dell'idrope non è chiaro per tutte le condizioni associate.
Le cardiopatie strutturali, le miocarditi e le aritmie portano ad una insufficienza cardio-circolatoria con conseguente aumento della pressione idrostatica intravascolare e successivo passaggio di liquidi nel compartimento extravascolare. In particolare nelle tachicardie il quadro è aggravato da un accorciamento del periodo diastolico e quindi dall'ipoperfusione coronarica.
Un grave sovraccarico del cuore può invece compromettere la sua funzione nei casi di grave anemia fetale o nella trasfusione feto-fetale delle gravidanze gemellari.
Il sistema cardio-circolatorio del feto può inoltre essere alterato da un'ostruzione a carico del ritorno venoso accompagnata a un aumento della pressione venosa in caso di trombosi della vena cava inferiore, ernia diaframmatica, neoplasia o qualsiasi altra lesione occupante spazio.
In caso di infezione da Parvovirus B19 diversi meccanismi possono concorrere allo sviluppo dell'idrope:
la depressione dell'eritroblastosi fetale data dallo spiccato tropismo del virus verso i precursori eritroidi;
la miocardite da effetto citopatico diretto del virus.
Queste evenienze portano in particolare allo sviluppo di uno scompenso cardio-circolatorio.
In altri casi l'idrope può essere determinata da anomalie del sistema linfatico che compromettono la capacità di drenaggio dei liquidi interstiziali.
Per quanto riguarda la diagnosi, la certezza della presenza di idrope si ottiene attraverso l’esame ecografico.
All'ecografia il feto può presentare edema sottocutaneo e un accumulo localizzato ad un solo distretto, come ad esempio versamento pericardico, pleurico e ascite, ma nella maggior parte dei casi si tratta di quadri transitori che tendono a evolvere in idrope generalizzata.
In altri casi la raccolta di liquido può mantenersi localizzata per tutta la gestazione. Nella maggior parte dei casi il liquido amniotico è aumentato.
Una volta esclusa la causa immunologica del versamento si procede alle successive inda-gini: esami biochimici, screening infettivologici, ricerca degli anticorpi antinucleo ed eventuale esecuzione di diagnosi prenatali invasive, come cordocentesi e amniocentesi.
Purtroppo il trattamento dell'idrope non immunologica è fortemente limitato dalla possibilità di definirne la causa. Si procede in alcuni casi all'aspirazione dei liquidi in eccesso, operazione di dubbia efficacia perché comunque l’accumulo di liquido si riforma.
In caso di aritmia fetale la somministrazione di farmaci antiaritmici alla madre può portare ad un miglioramento o addirittura ad una regressione completa del quadro clinico.
Pertanto, attualmente l’unico trattamento è rappresentato da un attento monitoraggio delle condizioni materne e fetali e da un adeguato timing del parto. ( Xagena_2010 )
Gyne2010