Infezione da Herpesvirus del feto e dei suoi annessi


L’infezione da Herpesvirus ( HSV ) responsabile di lesioni genitali è data dal virus di tipo 2 ( HSV-2 ).

L’infezione primaria è spesso asintomatica, poiché il virus entra in uno stato di latenza penetrando nei gangli nervosi delle radici sacrali; la riattivazione è possibile in qualunque momento della vita, innescata da stimoli aspecifici.

L’infezione genitale è modificata dalle condizioni gravidiche ( livelli di progesterone, prostaglandine,ecc. ), che, influendo negativamente sull’immunità cellulo-mediata, aggravano le ricorrenze aumentandone la frequenza e la gravità, e prolungano i tempi di eliminazione virale.

L’infezione dell’utero non è molto frequente e generalmente avviene per via ascendente partendo dalla cervice infetta.

Anche se si tratta di un infezione non frequente, rimane in ogni caso molto pericolosa; si accompagna infatti a viremia con passaggio transplacentare e infezione embrio-fetale, con esito in aborto o morte fetale in utero anche fino al 50% dei casi se l’infezione è contratta nel primo e nel secondo trimestre, mentre tale esito è addirittura superiore al 50% dei casi se l’infezione viene contratta nel terzo trimestre.

Sono possibili anche fetopatie ( idrocefalo e corioretinite in particolare ), difetti di crescita, o è anche possibile la nascita di un bambino sano apparentemente senza lesioni.

Se l’infezione viene contratta nel terzo trimestre il feto può presentare ulcere erpetiche cutanee multiple, meningoencefalite e poliviscerite.

Se invece l’infezione colpisce in prossimità del parto il neonato sarà apparentemente sano salvo poi sviluppare la malattia nel corso della prima settimana di vita.

Più del 50% delle donne affette da infezione primaria che partoriscono per via vaginale possono trasmettere l’infezione al neonato, contro il 4% delle donne con infezione genitale ricorrente.

Oltre al passaggio transplacentare, il contagio diretto materno-fetale intra-partum e l’infezione virale ascendente determinano un’infezione neonatale grave che si manifesta dopo circa una o due settimane dalla nascita con gravità differente, comunque sempre molto elevata, associata a mortalità che può arrivare anche al 60%.

L’infezione neonatale è possibile anche dopo il parto, da fonti diverse dalla madre, come parenti, bambini, personale di cura, e altre persone; alcuni nascono con infezione connatale, caratterizzata dalla presenza di vescicole o cicatrici cutanee, corioretinite, idroanencefalia, microftalmia, microcefalia o anomalie encefaliche rilevate entro la prima settimana.

In definitiva il rischio di malattia neonatale dipende, oltre che dalla carica virale, anche dalle condizioni immunitarie materne e fetali, ed è più elevato nell’infezione primaria rispetto a quelle ricorrenti per la presenza di anticorpi materni, ed è tanto più elevato quanto più è avanzato il periodo di gravidanza in cui viene contratta l’infezione.

In periodo preconcezionale la donna sana deve essere sottoposta a misure igienico-sanitarie preventive evitando ovviamente in modo particolare il contatto con persone infette.

La sieronegatività va controllata mensilmente, al massimo ogni due mesi, e se si mantiene anche in prossimità del parto non ci sarà infezione neonatale ( evitare il contatto nel post-partum con persone affette da malattia erpetica ).

La sieroconversione in gravidanza, molto prima dell’epoca presunta del parto, dimostrata con la presenza delle IgM specifiche, confermata poi dall’isolamento del virus, necessita di terapia antivirale con Aciclovir integrato con applicazioni topiche.

Le donne positive all’infezione in prossimità del parto e con lesioni genitali attive, indipendentemente dalla rottura delle membrane, devono essere sottoposte a taglio cesareo per evitare il contatto virale madre-feto.

Se al momento del travaglio non sono visibili lesioni è proponibile il parto vaginale.

L’amniocentesi per valutazioni virali è sconsigliata in qualunque periodo della gravidanza.

Va ricordato che il trattamento preventivo delle ricorrenze con Aciclovir ha ridotto l’incidenza del taglio cesareo. ( Xagena_2010 )

Gyne2010